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WWII Code Talkers get their Medals
Lot of info, thanks a lot for this. And also for a couple of pepper ideas that are pretty good (look at ours at nine del lobo). Take care and thanks. Un mucchio di informazioni sui Comanche e in particolare sul ruolo degli operatori radio in lingua nativa durante la Seconda Guerra Mondiale. Basta cliccare sul sito sotto il titolo, poi su successivo e le notizie abbondano (in inglese). Per chi volesse studiarlo (l’inglese, non il Comanche), ricordate che da noi si insegna anche quello.
Here is a link to a great article written by a fellow Hub Writer about the recent medal awards for Code Talkers in WWII.
Check it out:
by Don Bobbitt
Tempo di pedicure per gli ospiti più giovani

Teo al lavoro sui piedi del puledro, Lola osserva
Piccoli piedi crescono e gli zoccoli con loro… Ecco così arrivare il momento di una spuntatina, che serve anche come controllo dei ragazzini nei pascoli (nonchè per abituarli a essere “maneggiati”).

Mentre i piccoli aspettano Teo pensa anche alle mamme
Ecco così che Teo e Lola hanno spostato mamme e piccoli (mica più tanto,ormai), nel maneggio per l’operazione.
Andata perfettamente a buon fine (si sono dimenticati lo smalto, però..)
Pazienza, pazienza, pazienza, pazienza… Risultati!

Libero, Riot ormai segue Sacha ovunque, pur di starle vicino
English Abstract at the End of the Post
Ecco qui sopra Riot, riveduto e corretto. Buon cavallo, disponibile, giovane, preparato da reining… fuori di testa per tutto il resto, o quasi (parere del Lupo), non appena fuori dal recinto di lavoro. Nelle uscite, impennate, scatti, salti, nervosismo, rifiuti e chi più ne ha più ne metta: niente di particolarmente terribile per chi sa come andare a cavallo come Sacha, ma le passeggiate devono essere altro e il lavoro nel ranch pure.

Riot sapeva tutto di stop e spin, ma non sapeva salire sul ponte
Nonostante la nota pazienza del Lupo, ecco qui sopra il massimo tragitto che Riot accettava di fare sul ponte, per esempio. Inevitabile Sacha decidesse di ripartire da zero, alla nostra maniera: essere un buon cavallo da reining non basta, a Rancho Comancho devi essere un bravo compagno di lavoro. I risultati hanno cominciato a farsi vedere, come sempre, sin dalla prima sessione in tondino. Ripartito, nudo e libero, Riot ha cominciato cercando di scalciare l’istruttore, sfuggendo, non rispettandolo, ma… solo due ore dopo era come un agnellino con il capo appoggiato sulla spalla di mamma e papà.

Un grazie ben meritato per aver raggiunto Sacha, chiamato, passando sull’ostacolo
Dopo qualche altra ora di lavoro a terra prima e montato poi da Sacha senza redini e senza speroni, eccolo finalmente capace di affrontare anche su quella terribile tettoia mangiazoccoli! Per non parlare del fare volte, stop, back senza sfiorare le redini, senza bisogno di speroni, imparando a seguire i minimi movimenti di Sacha e la sua voce.
Bravo Riot, ma soprattutto brava Sacha a riprenderlo per dargli quel che gli mancava, il rapporto. Certo, ci sarà ancora moltissimo da fare, ma la strada è aperta (vero, il discorso per fare poi gare di reining è tutta un’altra cosa, ma senza le fondamenta, non ci sono case che reggano al tempo).
Riot is a young and well trained reining horse, but he was too nervous, scared and suspicious any time we were working with him in the paddocks or in a trekking. You can see he didn’t even want to pass the bridge… So Sacha decided to start from scratch. No reins, no saddle, completely free into the ring, Riot began his first work session kicking, searching the trainer, jumping… Two hours later was resting his head on the trainer’s shoulder. A few more sessions and here he is, as you can see, walking over the obstacles, just to stay close to Sacha. Mission accomplished (this for real, even though we know it will be a long path). Well done Riot, well done Sacha!
Ray Hunt, Horseman… THERE IS NO SUCH THING AS A HORSE WHISPERER.
There is still hope, if somebody was writing about this kind of people… And if there are still ears and minds ready to listen. So long, Bill.
Poche parole per ricordare un cowboy passato di là dal fiume nel 1999, dopo 93 anni passati quasi sempre a cavallo. L’articolo è ripreso dal New York Times, quindi non proprio la massima espressione del mondo di Bill Dorrance, ma l’intento è buono e il senso della cosa pure. Il finale del pezzo, soprattutto, è da sottoscrivere in pieno: “e’ dura accettare che tutto quello che sai dei cavalli potrebbe cambiare non appena incontrerai il prossimo”. Un bravo anche a Verlyn che scrisse il pezzo, allora. Keep riding!
THERE IS NO SUCH THING AS A HORSE WHISPERER. There never has been and never will be. The idea is an affront to the horse. You can talk and listen to horses all you want, and what you will learn, if you pay close attention, is that they live on open ground way beyond language and that language, no matter how you characterize it, is a poor trope for what horses understand about themselves and about humans. You need to practice only three things, patience, observation and humility, all of which were summed up in the life of an old man who died Tuesday (July 20, 1999) in California, a man named Bill Dorrance.
Dorrance was 93, and until only a few months before his death he still rode and he still roped. He was one of a handful of men, including his brother Tom, who in separate ways have…
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