Sono stati i signori delle praterie, i migliori cavalieri, i guerrieri che non conoscevano il verbo arrendersi. Erano conosciuti da alcuni come il popolo del serpente (e per questo l’amico Gianmauro in Bonelli disegnò così il nostro logo): ma loro si chiamavano semplicemente nemenah (translitterazione approssimativa, in inglese sul sito del Museo Nazionale Comanche scrivono numunuh), il popolo. Badate bene, senza maiuscola: non si ritenevano migliori di qualcun altro, ma semplicemente se stessi.
Furono i primi tra i nativi ad apprendere l’arte del cavallo e furono gli unici, insieme ai cugini Kiowa, a combattere a cavallo. Ogni nucleo famigliare ne possedeva decine, se non centinaia: maschi e femmine erano in grado fin da piccolissimi di vivere letteralmente a cavallo e la loro bravura in groppa era pari solo alla loro abilità di guerrieri.
In una lettera dal fronte delle guerre indiane un ufficiale scrisse al suo comandante che le armi in loro dotazione erano inutili contro i Comanche: “nel tempo in cui il mio miglior soldato ricarica il suo fucile, un comanche al galoppo è in grado di trafiggerlo con venti frecce”.
Questa pagina è dedicata a loro e qui presto cominceremo a inserire storie, immagini e link relativi al popolo che fu il vero dominatore delle praterie americane.
La nostra Alexia si è diplomata con una tesi dedicata ai Comanche, ricevendo molti dati e informazioni dalla Nazione Comanche.