
Quanah Parker in abiti tradizionali
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In Italia abbiamo avuto Garibaldi come eroe dei due mondi: i Comanche hanno avuto Quanah Parker. Forse i due mondi dell’unico vero capo che il Popolo del Serpente abbia mai avuto sono ancora più lontani di quelli del capo dei Mille: se per Garibaldi la distanza era “solo” fisica, quella tra Americhe ed Europa, per Quanah era culturale, storica, etnica, quella tra il mondo tribale delle praterie e il mondo moderno degli eredi delle civiltà europee.

Quanah Parker instudio fotografico

Quanah Parker
Quando abbiamo chiamato il nostro club Rancho Comancho, confessiamolo, non sapevamo moltissimo della nazione che ha adesso la sua capitale a Lawton, Oklahoma: ci bastava conoscere della loro abilità di cavalieri e l’assonanza tra i due nomi, che ci rendeva facilmente riconoscibili e memorizzabili. Il nostro motto “tra questi e quelli saremo sempre gli altri” è nato per altre ragioni, ma ci ha quasi esaltato quando, cominciando a informarci meglio sui Comanche, abbiamo scoperto la storia di Quanah Parker. Sembrava tutto scritto.
Quanah, infatti, è stato l’anello mancante (per le altre nazioni native) tra il mondo che c’era prima e quello che c’è ancora oggi. E’ stato un guerriero che ha combattuto per anni contro gli europei tutti con la nativa ferocia e determinazione del suo popolo, ma è stato anche il diplomatico e il politico che ha gestito la pace, finendo per diventare l’unico a poter parlare per tutte le bande Comanche.
Così come era stato capace di far impazzire gli uomini del Generale Mackenzie, incapaci di sconfiggerlo nella sua Comancheria, Quanah fu anche in grado di capire che l’unico modo di non perdere la propria identità di popolo di fronte all’inevitabile sconfitta fisica era quello di adattarsi al nuovo, usando i bianchi per sopravvivere, così come erano sopravvissuti per secoli grazie ai bisonti.

La madre di Quanah, dopo la “liberazione”

Quanah versione bianca
La storia di eroe dei due mondi di Quanah pare scritta fin dalle circostanze della sua nascita: suo padre era un grande guerriero, Peta Nocona, e sua madre Cynthia Ann Parker fu rapita dai Comanche in una fattoria fortificata nel Texas centrale, lungo quella che nei primi anni ’30 del 1800 era la vera frontiera americana. Peta Nocona venne ucciso in un attacco dei Texas Ranger in cui Cynthia Ann venne “liberata”. Le virgolette sono un obbligo perché la donna non accettò mai di essere riportata nel mondo dei bianchi (Nadua, “quella trovata” era il suo nome tra i Nocona); cercò più volte di fuggire, vivendo prigioniera della sua famiglia bianca, fin quando pare si sia lasciata morire di fame dopo la morte della figlia.
Rimasto orfano, Quanah si rifugiò nel profondo della Comancheria e divenne uno dei guerrieri più rispettati e temibili della banda dei Quahadi (Mangiatori di Antilopi). Nemmeno il generale Mackenzie, l’uomo che infine terminò le guerre indiane, riuscì ad avere ragione delle Antilopi, almeno per tutto il tempo in cui cercò di trovarle nel Llano Estacado, nel cuore della Comancheria (rinunciò dopo tre anni di caccia, in cui dovette anche subire l’onta di vedersi rubare gran parte dei cavalli dagli uomini di Quanah).
Questi fece un ultimo tentativo di opporsi ai bianchi riuscendo a radunare centinaia di guerrieri di varie nazioni (non solo i “cugini” Kiowa, ma anche Cheyenne e Arapaho): attaccò in massa un gruppo di cacciatori nei pressi delle Adobe Walls. I bianchi, al riparo e bene armati, furono in grado di respingerli e sbandarli. Quanah comprese allora che le loro pianure, per giunta ormai quasi completamente prive di bisonti, non potevano più essere difese.

Quanah Parker, unico capo risconosciuto da tutti i Comanche
Fu in grado, per una serie di circostanze fortuite, di divenire l’unico vero grande capo dei Comanche: nessun altro era mai riuscito a parlare per tutte le tribù, per tutte le famiglie nei rapporti con il potere di Washington La debolezza ormai evidente di quella che era stata la nazione indiana più potente rese possibile creare un’unità di intenti temporanea, ma sufficiente a dargli mandato di cercare di mantener salvo, se non il territorio, almeno lo spirito dei Comanche.

Quanah con parte della famiglia
Capace di vestire come i bianchi e di parlare la loro lingua, Quanah divenne insieme un solido allevatore di bestiame e un vero rappresentante del Popolo presso i bianchi, conoscendo la propria gente e capendo l’altra. Fece in modo di costruire scuole nella riserva e di far capire ai suoi che i giovani dovevano studiare e rendersi indipendenti. Fece costruire case e insegnò ai Comanche a viverci. Stipulò contratti commerciali e agricoli che consentirono un certo ritorno economico al suo popolo. Costituì una forza di polizia Comanche e divenne amico personale del presidente Theodore Roosevelt (andandoci spesso a caccia assieme, come paiono testimoniare alcune foto), mantenendo sette mogli e una casa di una ventina di stanze in cui ospitò politici, giornalisti e scrittori.
Non si tagliò mai le trecce, non divenne mai cristiano e fu uno dei promotori della religione del peyote tra gli indiani dell’Oklahoma (si dice sua la frase: “L’uomo bianco va in chiesa e parla di Gesù: l’indiano va nel suo tipi e parla con Gesù”), mai rinnegando il suo passato di duro e sanguinario nemico degli avversari con i quali adesso viveva, avendo imparato a usarli. Nella sua stanza, uno dei suoi ricordi più cari fu sempre una foto di sua madre, riportata contro la sua volontà alla famiglia Parker, con in braccio la piccola Topsana (fiore della prateria).
E’ morto nel 1911. Sepolto nei suoi abiti di cerimonia, venne riesumato nel 1957 per essere interrato nuovamente, con tutti gli onori militari dovuti a un grande capo guerriero e politico, nel cimitero di Fort Sill a Lawton, in Oklahoma.
Tra questi e quelli, sino alla fine l’altro.
(riferimenti: Comanche, The History of a People, T.R. Fehrenbach; Empire of the Summer Moon: Quanah Parker and the Rise and Fall of the Comanches, the Most Powerful Indian Tribe in American History, S.G. Gwinne; Texas State Historical Association e altri, tra cui questa intervista a S.G. Gwinne, su Failure)